Se chiudo gli occhi. Ricordi di bambina

Ricordi di bambina Prezioso cuscino

Una cosa che ricordo bene di quando ero bambina è la voglia di vedere. O meglio: la voglia di esplorare il mondo.

Tutte le figure che facevano parte della mia vita correvano, inseguivano il ritmo di una vita lavorativa da grandi. Io le guardavo e osservavo.

Sono sempre stata curiosa delle persone e degli oggetti.

Ciò che contava non era la loro funzione ma la loro presenza. Costruivo scenari, inventavo storie e sperimentavo.

Sì, è la parola giusta. Sperimentare, per me, è stato sempre come un modo per arricchire la mia fantasia. Guardavo un oggetto e lo immaginavo in un’altra versione o con un uso diverso da quello per il quale era stato inventato.

Niente era solo un oggetto e basta. Ci vedevo altro. Persino nuove possibilità.

Immaginate di vedere una scala, disarcionata tra l’altro, che se ne sta appoggiata ad una grande fabbrica. Da quello che ricordo, è stata sempre lì, ferma, a prendersi il caldo e il freddo.

“Laura, non ti far venire in mente di salire lì. E’ pericoloso.” – stabiliva mia mamma.

Ed io? Secondo voi, cosa feci io?

Salii. Era più forte di me quel bisogno di raggiungere la cima e vedere il mondo da lassù. Uno spettacolo, una meraviglia.

Le persone, e le macchine, erano piccole piccole. I rumori attutiti, l’aria sul viso diversa.

E io, piccola, mi sentivo un po’ più grande. È stato mio padre a far crescere in me la voglia di guardare lontano.

Mi faceva sedere sul palmo della sua mano e mi portava in alto invitandomi a guardare là, oltre le montagne.

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Un giorno feci una grande scoperta: sopra il tetto c’erano dei vetri che permettevano di guardare l’interno della fabbrica.

E mentre tutte erano in gran fermento per il lavoro, le consegne, le nuove collezioni, io me ne stavo lì, incantata, a guardare il loro mondo e i loro movimenti.

Occhi ben aperti su tutti e su tutto. E sempre in attesa di scoprire qualcosa di nuovo anche in quei volti che vedevo quotidianamente.

Di notte i miei sogni erano ricchi di quelle visioni. Rivedevo le mani delle ricamatrici che con delicatezza e costanza creavano opere d’arte.

Anche in sogno le stoffe e i tessuti erano meravigliosi. Rotoli e ritagli, tutto portava colore e bellezza. I fili poi, sembravano come intrecciarsi per rendere forme mai viste.

– “Mamma, lo sai? stanotte ho fatto un sogno bellissimo.

Ho visto delle creazioni straordinarie e la seta poi, prendeva forme armoniose.

Si trasformava in un oggetto che non ho mai visto. Non so spiegarti bene… e poi vedevo dei tessuti molto colorati, pieni di fantasie e motivi… da quei disegni potevi immaginare tutte le cose che volevi.

E poi, mamma, ho visto una valigia, una di quelle vecchie con chissà quale storia dentro. Sicuramente conteneva qualcosa di magico.

Ho visto donne che cucivano con molta passione, i colori dei fili, ho visto gli occhi di un uomo pieni di gratitudine per la sua terra, ho visto tante persone che univano le forze per creare qualcosa di nuovo.

Persone con la pelle chiara e scura. Ma non erano diverse tra loro. Anzi, avevano moltissime cose in comune.

E poi ho visto lacrime e sorrisi. Persone che non volevano arrendersi, che si davano da fare e che non dormivano di notte per realizzare il loro sogno. Ci credevano, mamma.”

– “E se chiudi gli occhi Laura, cosa vedi?”

– “Se chiudo gli occhi posso rivedere di nuovo tutte le immagini del sogno.”

– “Puoi rivedere. E cosa senti? Cosa percepisci?”

– “Il battito del mio cuore, mamma.”

– “Ascoltalo Laura. Ascolta il battito del tuo cuore e cerca, se puoi, di andare ancora più in fondo.

Se chiudi gli occhi puoi percepire tutto quello che parte da lì. Quella è l’essenza di ogni cosa, la stessa capace di creare un dono prezioso”.

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